Intervento in Commissione su crisi aziendale Mercatone UNO

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Oggetto 8434 – 8463 – 8466 – Risoluzioni per impegnare la Giunta, a seguito del fallimento della Shernon Holding proprietaria del marchio Mercatone Uno, a tenere aperti i tavoli di confronto con sindacati, istituzioni, fornitori; a proseguire la sua sollecitazione assieme alle 00.SS. nei confronti del Governo affinché intervenga immediatamente per tutelare gli oltre 1800 coinvolti.

Presidente, Colleghi!

Sicuramente sarebbe stato meglio discutere di queste due risoluzioni nei prossimi giorni, in considerazione del fatto che fra poco meno di un ora si terrà un ulteriore tavolo con le rappresentanze sindacali sulla questione e, probabilmente sarebbe stato più proficuo affrontare questo delicatissimo tema alla luce delle novità che emergeranno dal tavolo nazionale.

Non voglio certamente entrare nella gara fra 5 Stelle e Partito Democratico, a botta di risoluzioni, su chi sta facendo meglio nell’assistere chi si è trovato in mezzo ad una strada dal mattino alla sera. Volendo fare questo gioco, infatti, non potrei che rimarcare l’ottimo lavoro svolto sia dal Comune di Rottofreno sia da quello di Piacenza, ma questo non potrebbe consentire di avvicinare la soluzione di questa triste vicenda di un solo millimetro.

Della risoluzione del Partito Democratico non posso che apprezzare il cenno rivolto agli 11 lavoratori esclusi di San Giorgio in Piano. Non so se conoscete la vicenda, ma la si può velocemente riassumere così… alla nascita di Shernon Holding il negozio di San Giorgio in Piano, dotato anche di magazzino, era stato rilevato all’interno dalla nuova gestione.

Per scelta della Shernon Holding, poi, le funzioni di gestione logistica dei magazzini era stata estrapolata, così il personale ad essa dedicato, e conferito a una società costituita ad hoc.

Detti lavoratori, quindi, pur essendo entrati in Shernon, ne sono poi usciti, non trovandosi ora ricompresi nel perimetro dei destinatari degli ammortizzatori sociali.

Toccare questo punto mi sembra davvero essenziale perché tutta questa vicenda è connotata da una serie di anomalie di questo tipo, anomalie che sommate fra loro, arrivano a coinvolgere decine se non addirittura centinaia di lavoratori e che gli atti finora prodotti non contemplano.

Mi soffermo un attimo a farvi l’esempio di altri due esempi di questo tipo che, ritengo di particolare gravità.

Il primo è sicuramente quello più esteso, e nel piacentino è quello che ad esempio coinvolge molti dei lavoratori della sede di Rottofreno, ovvero il fatto che gli ammortizzatori sociali oggi concessi dal Governo vengono calcolati sulla base dell’accordo sindacale stipulato per il passaggio dei lavoratori alla Shernon Holding e non sulla base del contratto in essere con il Mercatone Uno.

Vi faccio un esempio… un lavoratore full-time Mercatone Uno, a seguito dell’accordo sindacale stipulato per il passaggio poteva essere retrocesso ad esempio a 28ore nella gestione Shernon. Oggi, gli ammortizzatori sociali gli sono calcolati sulle 28ore, non sul full-time, anche se la vendita è stata di fatto cancellata dalla decisione del tribunale, cui era stata presentata apposita istanza, di acconsentire al rientro del complesso aziendale nella disponibilità dell’Amministrazione straordinaria cedente.

La retrocessione del compendio aziendale di fatto avrebbe dovuto comportare l’annullamento di tutti gli atti precedenti e propedeutici alla cessione, compreso, quindi, l’accordo sindacale per la riduzione del montante orario di lavoro, con il passaggio di alcuni contratti da full time a part time.

Il secondo caso è quello simboleggiato dal punto vendita di Fiorenzuola, i cui lavoratori erano già stati licenziati al termine della gestione dell’amministrazione straordinaria perché detto punto vendita non rientrava né nell’offerta avanzata da Shernon Holding né in quella di Cosmo.

Sicché, a nostro avviso, ci si dovrebbe battere perché gli ammortizzatori previsti vadano attivati sulla base della situazione del personale che precedeva l’accordo di ristrutturazione finalizzato alla vendita. Questo è il vero nodo della discussione che, evidentemente per i maggiori costi, nessuno si azzarda a sollevare. Mi risulta, infatti, che già alcuni sindacati si siano mossi in tal senso per giungere ad un’impugnazione del montante di calcolo orario utilizzato per quantificare gli ammortizzatori.

Se siete disponibili, auspicherei di poter arrivare ad un documento unitario in tal senso, conscio che solo così potremo dire di essere stati veramente ai lavoratori.

Grazie!

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