l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso
- che l’Istat ha presentato le risultanze di studi statistici inerenti la situazione delle famiglie italiane con particolare riferimento alle nascite in Italia;
- che segnatamente è emerso che nel 2019 sono scesi a 420.170 i nuovi nati e si è superato il saldo negativo dell’anno precedente, arrivando ad un calo attuale del 4,5% con oltre 19.000 nuovi nati in meno rispetto al 2018;
- che da tali studi emerge che le città italiane sono giunte al minimo storico di nascite dall’unità d’Italia ad oggi;
- che nel complesso, considerando i morti, gli immigrati e gli emigrati, si deve sottrarre, in un annualità, dagli oltre 60 milioni di residenti in Italia altre 189.000 unità (-0,3%);
- che tali dati rivelano un vero e proprio problematico calo demografico, con particolare riferimento alle zone rurali e provinciali;
- che contestualmente dal 2015 ad oggi circa 551.OOO residenti hanno lasciato l’Italia;
- che è in continuo aumento la percentuale di emigrazione di italiani identificata in un 8,1%;
- che sono 182.154 i cittadini cancellati all’anagrafe;
- che secondo quanto affermato in una recente intervista sugli organi di informazione dal Professor Giampiero Dalla Zuanna, ordinario di Demografia all’Università di Padova, secondo l’Istat ormai da 40 anni il tasso di natalità è di 1,5 figli per donna, e che per mantenere il nostro livello di popolazione sarebbe necessario avere un tasso almeno a 2 figli per donna;
- che si è consolidato un drastico invecchiamento dell’età media per via della denatalità, e che tale dato è destinato ad aumentare in peggioramento;
Considerato
che la denatalità sembra essere cagionata da un insieme di diversi elementi, che possono identificarsi nella sfiducia della popolazione in riferimento alla crisi economica e nel fatto che sembri mancare un welfare strutturato verso la famiglia;- che i paesi a tasso negativo di natalità sono gli stessi dove non si è investito nel welfare familiare e, fra questi, oltre all’Italia, vi sono Spagna, Grecia, Corea del Sud, Taiwan e Giappone;
- che alcuni studi presentati da diversi demografi affermano che nell’ambito di Bilancio dello stato basterebbero 56 miliardi per un welfare familiare serio e strutturato, che possa portare a una consequenziale inversione di rotta;
- che a livello regionale, in Emilia Romagna si è visto un timido incremento delle nascite;
- che a livello nazionale, il Ministro della Famiglia, Elena Bonetti, ha definito di recente, a mezzo stampa, tali numeri come statistiche “impressionanti” e ha rilanciato il cosiddetto “Family Act”, che dovrebbe prevedere un assegno unico universale alle famiglie dal 2021;
- che fino all’anno corrente non si sono previsti nè incentivi statali ad hoc, nè bonus di nessun genere, allo scopo precipuo e specifico di facilitare e stimolare la natalità in Italia, che abbiano effettivamente sortito effetti per combattere la denatalità;
- che gli studi demografici prevedono conseguenze negative per l’Italia: ed in particolare, nel giro di un decennio, secondo uno studio presentato dalla Fondazione Agnelli, anche a mezzo stampa, ci sarà un milione di ragazzi in meno, con le relative conseguenze nel mondo scolastico, e che entro alcuni decenni, circa nel 2050, si prevede il pensionamento oltre gli anni 75;
- che il calo delle nascite, in combinazione con il bassissimo numero di nuovi nati, sempre meno giovani al lavoro, l’allungamento della vita media, potrebbe comportare un problema nelle politiche sociali, assistenziali e sanitarie di welfare a livello nazionale e regionale;
Valutato
- che fra le soluzioni proposte da diversi demografi, a livello nazionale, si annoverano: la creazione a livello nazionale e regionale di bonus ed assegni per i figli, il conferimento di un solido sostegno all’assenza dal lavoro dei genitori (madre ed anche padre) per accudire i figli, senza che i genitori siano costretti a rientrare troppo presto al luogo di lavoro (circostanza frequente) in quanto non in grado di sostenersi economicamente, la creazione nell’ambito del welfare statale delle nuove figure alternative assistenziali, da riconoscere ex lege e dal carattere flessibile, proprio per favorire natalità e welfare familiare (figure di assistenza ed educazione ai bambini, che accolgono i ragazzi in casa e li assistono a spese dello Stato, figure analoghe a quelle previste dall’Ordinamento tedesco);
- che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 dicembre 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 2016, sono state introdotte le disposizioni attuative dell’articolo l, che prevede un beneficio in favore dei nuclei familiari con almeno quattro figli minori e un ISEE non superiore a 8.500 euro l’anno, e che ha avuto attuazione con la circolare INPS n. 70 del 29 aprile 2016;
Posto
- che l’articolo 38 della Costituzione tutela il principio della sicurezza e assistenza sociale, in virtù del quare l’autorità statale deve salvaguardare la dignità umana nelle diverse situazioni di bisogno, garantendo a tutti i cittadini i mezzi minimi, od essenziali, per vivere, tutelando la salute e rimuovendo tutti quegli ostacoli economico-sociali che impediscono lo sviluppo della persona e la sua effettiva partecipazione alla vita pubblica;
- che ex art. 117 comma 2 lettere M ed O, lo Stato ha legislazione esclusiva sia nelle materie inerenti la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, sia nelle materie previdenziali;
- che al successivo comma, vi sono altri ambiti di competenza legislativa concorrente fra Stato e Regioni, inquadrabili sotto il profilo del welfare;
- che per quanto riguarda il settore del welfare e dell’assistenza sociale, tale materia non compare né nelle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato, né nelle materie di competenza concorrente, e che in base alla disciplina costituzionale (legge costituzionale n. 3/2001, di revisione del titolo V, Il parte, della Costituzione) l’assistenza sociale appartiene pacificamente oggi all’ambito delle materie di competenza legislativa regionale primaria;
- che in sintesi estrema, è nella potestà legislativa statale garantire i livelli essenziali di assistenza e dignità sociale, che però possono essere implementati dalle regioni, che hanno la facoltà di compiere scelte più autonome in ordine alle modalità con cui disciplinare i sistemi di welfare e garantire il soddisfacimento di tale diritto sociale all’interno dei propri territori;
Impegna
la Giunta Regionale
- a favorire la natalità e le politiche di welfare familiare nel Documento di economia e finanza regionale, integrandone le voci interessate con le proposte di cui al presente ordine del giorno;
- a stimolare in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano (detta anche Conferenza Stato-Regioni), in virtù del potere consultivo della Giunta Regionale sulle linee generali dell’attività normativa nazionale, sia del Governo che del Parlamento, che interessa direttamente la Regione Emilia-Romagna medesima, anche su obiettivi di programmazione economico-finanziaria e di bilancio, la realizzazione delle proposte indicate al primo punto del “valutato” del presente ordine del giorno e di cui si fa menzione al punto seguente;
- ad intervenire a livello normativo regionale, per quanto di competenza regionale, per la creazione ed applicazione di nuove ed aggiuntive politiche di welfare familiare con particolare riferimento alla applicazione delle proposte indicate al primo punto del “valutato” del presente atto d’indirizzo e, segnatamente:
- operare per la creazione di un bonus regionale per le famiglie, ulteriore al “bonus quarto figlio” (di cui al punto secondo del “valutato” della presente risoluzione) e commisurato sui figli minori effettivamente a carico, abbassando il requisito di numero di figli minori a carico da quattro a due per l’ottenimento dell’incentivo regionale aggiuntivo;
- predisporre il conferimento di un solido e supplementare sostegno economico regionale alla già esistente indennità per Congedo parentale, prevista da norma nazionale, al fine di evitare che i genitori siano costretti a rientrare troppo presto sul luogo di lavoro (circostanza frequente) in quanto non in grado di sostenersi economicamente, vedendosi di fatto costretti alla rinuncia dell’incentivo del Congedo parentale e preferendo un troppo tempestivo ritorno al lavoro;
- stimolare la creazione nell’ambito del welfare statale e prevedere la conseguente incentivazione a livello regionale, di nuove figure alternative assistenziali, dal carattere flessibile, da riconoscersi ex lege, proprio per favorire natalità e welfare familiare all’interno della Regione, come indicato al punto primo del “valutato” della presente risoluzione;
- ad individuare nuove risorse nel Bilancio Regionale per sostenere le proposte di politiche di welfare familiare, di cui ai punti precedenti, utili al fine di ridurre il cosiddetto “calo delle nascite” identificato nel fenomeno demografico della denatalità.
https://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:coll:XI;1243