A chiederlo è, in un’interrogazione, il consigliere Giancarlo Tagliaferri (Fdi), e sottolinea come “il piano industriale di Poste Italiane è allarmante perché indirizzato solo a fare finanza mentre abbandona il territorio, specie le parti economicamente più deboli. Difatti, le 53 chiusure (11 nella provincia di Bologna e altrettanto a Parma, otto a Piacenza, sette a Ferrara, quattro a Modena, quattro a Forlì, quattro a Ravenna, tre a Reggio Emilia e una a Rimini) e le 34 ‘razionalizzazioni’ nella nostra regione (10 a Modena, sei a Reggio Emilia, cinque a Bologna, tre a Ferrara, tre a Rimini, tre a Parma, due a Ravenna e una per ciascun territorio di Piacenza e Forlì-Cesena) non fanno altro che aggravare ulteriormente una situazione già insostenibile a causa degli organici insufficienti”.
Il consigliere di Fratelli d’Italia fa notare anche “come nei piccoli centri di montagna e altre zone marginali, i disagi si sommano a disagi, infatti, nel periodo massimo di emergenza Covid-19, gli sportelli postali che prima venivano aperti tre giorni alla settimana, come ad esempio ad Ostia Parmense un piccolo ufficio postale del comune di Borgotaro (PR), sono stati ridotti addirittura ad un solo giorno di apertura alla settimana”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere se la Giunta intende “intenda convocare un confronto di merito con Poste Italiane, per esaminare il problema e definire soluzioni condivise che riducano al minimo i disagi alle popolazioni e alle attività, ripristinando il servizio con tre aperture settimanali garantendo continuità ad un servizio essenziale per tutto il territorio”.