Premesso che:
- il tema delle liste d’attesa è diventando un vero e proprio vulnus della sanità, soprattutto emiliano-romagnola. A dispetto dell’obbligo di rispetto dei LEA, infatti, chi gestisce la sanità sui territori si sta facendo letteralmente beffe della normativa di riferimento minando fortemente la coesione sociale. Ulteriore riprova di quanto affermato è lo scandaloso servizio giornalistico andato in onda qualche giorno fa su una emittente nazionale dove l’avanzatissima Ausl bolognese non offriva alcuna alternativa per una risonanza alla testa per un ultraottantenne a dispetto di un’impegnativa urgente. Scandaloso una prima volta perché veniva attestata una volta di più l’impossibilità ad ottenere tale prestazione medica in tutta la Regione salvo rivolgersi al privato a pagamento e scandaloso ed insultante per il colpevole e indifferente silenzio opposto dal Direttore Generale e dal Direttore Sanitario di tale Ausl;
- con sempre maggiore frequenza le associazioni dei consumatori (Codacons e Altroconsumo in primis) i patronati dei sindacati e molte associazioni di medici stanno suggerendo ai cittadini di pretendere l’erogazione dei servizi sanitari nei tempi previsti, costringendo le Ausl a risolvere i problemi anche adottando misure organizzative coraggiose, come ad esempio attingere alle prestazioni intra moenia pur di abbattere i tempi di attesa;
- solo pochi anni fa la Giunta Bonaccini aveva varato pomposamente un piano straordinario per l’eliminazione delle code in sanità, risoltosi in un nulla di fatto. Per chi avesse ancora dubbi in proposito basta rivolgersi ad un qualunque CUP per prenotare gastroscopie, risonanze magnetiche e TAC;
considerato che:
- tanto le infinite liste d’attesa quanto la carenza costante del personale sanitario sono conseguenze dirette dei continui tagli al Fondo Sanitario Nazionale voluti dalle politiche di austerity degli ultimi governi di sinistra. Quaranta miliardi di euro in meno in circa dieci anni che hanno messo in ginocchio la sanità italiana. E nonostante l’emergenza fosse sotto gli occhi di tutti – peggiorata durante il periodo della pandemia – nessun governo precedente a quello attuale è riuscito ad adoperarsi per l’abbattimento delle liste d’attesa;
- lo ha fatto il Governo Meloni fin dal suo primo insediamento. Con l’ultima legge di bilancio il Governo ha portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre con 134 miliardi di euro nel 2024 e destinato oltre 500 milioni di euro per l’abbattimento delle liste d’attesa. Le battute del Presidente Bonaccini sul fatto che le richieste sanitarie sono aumentate, quindi lo stanziamento del Governo è comunque insufficiente, non solo le rispediamo al mittente, cioè ai governi di centrosinistra che hanno disastrato la sanità pubblica negli ultimi anni, ma auspichiamo caldamente che un Presidente di Regione smetta con queste battute ben poco riguardose verso i tanti, troppi pazienti che soffrono, si arrotoli le maniche della camicia e inizi a lavorare sul serio per iniziare a fornire servizi minimi degni di un paese o una Regione avanzata;
- da ultimo, in data 4 giugno 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di misure in merito: si parte con l’istituzione di un sistema nazionale di monitoraggio che permetterà allo Stato e alle Regioni – ove necessario – di intervenire. Sarà poi il medico, nel momento della prescrizione, a indicare il tempo massimo di attesa, sicché le Regioni non potranno più chiudere le liste d’attesa e dovranno organizzarsi per rispettare queste tempistiche. In merito, le Regioni potranno far ricorso – qualora non riescano a rispettare i tempi – anche alle prestazioni in intra moenia o in ALP (attività libero professionale), cioè quelle che i medici fanno a livello ambulatoriale nelle strutture pubbliche, e alle strutture private accreditate. Ai cittadini sarà richiesto soltanto il pagamento del ticket, mentre i possibili costi aggiuntivi affrontati dalle Regioni saranno coperti dagli stanziamenti del Governo nella legge di Bilancio proprio per l’abbattimento delle liste d’attesa;
- nondimeno, il pacchetto di misure di recente approvazione governativa contiene anche misure finalizzate a contrastare la carenza – cronica – del personale sanitario: situazione che contribuisce anch’essa, senza dubbio, al rallentamento delle liste d’attesa. Per questo, il governo di centrodestra ha voluto incrementare le assunzioni con l’aumento, per il 2024, del relativo tetto di spesa dal 10 al 15% fino alla sua totale abolizione nel 2025. Al suo posto, un meccanismo capace di calcolare realmente il fabbisogno del personale, in base alle esigenze del territorio;
- nei provvedimenti varati dall’esecutivo viene combattuto anche il problema dei medici gettonisti, detassando le retribuzioni dei medici per le prestazioni aggiuntive che servono ad abbattere i tempi delle liste d’attesa, unitamente ad un maggior coinvolgimento degli specializzandi;
ritenuto che:
- il Governo abbia dimostrato ampiamente il proprio impegno al fine di garantire un serio cambio di rotta in materia di governance sanitaria andando incontro anche alle esigenze delle Regioni;
- d’altro canto, la Regione Emilia-Romagna non sia stata in grado di approntare soluzioni concrete al problema delle liste d’attesa, sicché l’intervento del Governo sopperisce ad una carenza dell’Ente Regionale, peraltro in una materia di propria competenza;
- sia surreale che l’Assessorato alla Sanità Emiliano – Romagnolo non abbia mai ritenuto di valutare alcuna delle predette soluzioni per affrontare il problema delle liste d’attesa,
- da quanto riportato dalla stampa, le prime reazioni dell’Assessore Raffaela Donini a questa iniziativa governativa, siano state di netta chiusura, giudicando il provvedimento “privo delle necessarie coperture finanziarie senza le quali il sistema sanitario regionale andrebbe in tilt”;
interroga la Giunta per sapere:
- le motivazioni per le quali l’Assessorato regionale alle politiche per la Salute, invece di inscenare il solito pianto greco sulla mancanza di risorse da parte del governo nazionale (cosa per altro assolutamente non vera), si sia ben guardato dal palesare o discutere pubblicamente di simili soluzioni e se almeno privatamente siano state fatte delle simulazioni sugli impatti che l’uso dell’intra moenia o ALP (attività libero professionale) avrebbe creato sul bilancio della sanità e perché non sia stato neppure intavolato un confronto su tali scenari con le associazioni di categoria dei medici.
Documento integrale: https://wwwservizi.regione.emilia-romagna.it/oggetti/doc/XI/OGPG2024015270.pdf