Un 25 aprile amaro.

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I soliti noti dell’Anpi, politici e amministratori delle varie anime della sinistra non abbandonano le loro liturgie. Molto conformismo, discorsi tanto ripetuti, quanto poco attinenti alla realtà, mentre è fragoroso il loro silenzio su quanto sta accadendo in Italia in fatto di restrizioni delle libertà individuale, grazie al Governo che lo stesso PD sostiene. Si festeggia la liberazione avvenuta 75 anni fa, la libertà guadagnata grazie agli eserciti alleati, ma si tace sull’attuale cancellazione dei diritti costituzionali a colpi di decreto del premier Conte. Recupereremo le nostre libertà, riusciremo a scrollarci di dosso queste vere e proprie prevaricazioni, malamente giustificate con l’emergenza sanitaria, che né l’Anpi, né le anime belle dell’antifascismo militante sembrano vedere? Temiamo il futuro perché constatiamo che il Paese si è docilmente assoggettato a una sorta di regime liberticida, grazie a una propaganda martellante che ha alimentato le paure, terrorizzando le persone. Crediamo anche che l’inaspettata crisi sanitaria abbia fatto emergere la scarsa salute della nostra democrazia che sta mostrando tutta la sua debolezza, persino sul piano culturale. Siamo preoccupati perché conquistare la libertà è difficile, ma mantenerla lo è ancora di più. Una volta calpestata, non è semplice recuperarla, soprattutto a fronte di una società che sembra aver perduto quella tensione morale, quel coraggio, quell’autonomia di pensiero, quella consapevolezza della propria identità che in tante occasioni ha aiutato gli italiani nei momenti più oscuri. Dopo un settantennio di pace, di omologazione culturale, di politicamente corretto, di concessione di diritti, la comunità nazionale sembra solo cercare un rifugio che dia sicurezza anche a costo di perdere libertà civili e diritti. Non possiamo permetterlo.

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