Rendere disponibile il test genomico a tutte le pazienti con tumore al seno idonee residenti in Emilia-Romagna per garantire i migliori trattamenti oncologici e assicurare ai sistemi assistenziali vantaggi economici. Lo chiede in una risoluzione alla Regione, Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia).
“Il test genomico,” spiega il consigliere, “è un test diagnostico personalizzato che permette di effettuare una stima delle probabilità di recidiva per pazienti con carcinoma mammario in stadio precoce, valutando in anticipo il vantaggio dell’aggiunta o meno della chemioterapia alla terapia ormonale”. Il medico con questo test potrebbe più facilmente capire “se è necessaria la somministrazione di chemioterapia ed evitarla a persone che invece non ne hanno bisogno”.
Questo vuol dire – continua Tagliaferri – migliorare la qualità della vita di tutte quelle donne con diagnosi di carcinoma mammario con un’azione di carattere preventivo rispetto a un’azione invasiva (e a volte anche invalidante per gli effetti tossici e collaterali della chemioterapia). Non solo, il test porterebbe anche a un “considerevole risparmio economico per il sistema sanitario” grazie al “minor ricorso alla chemioterapia e alla riduzione del costo di farmaci e impiego delle risorse economiche”.
“Attualmente le donne possono ricorrere al test genomico pagando oltre 3 mila euro, salvo la possibilità di provvedere tramite polizze sanitarie private- spiega il consigliere- aggiungendo anche che, al contrario, in molti paesi come Regno Unito, Germania, Svizzera, Irlanda, Grecia e Spagna, il test viene rimborsato”.
“In Italia invece – continua Tagliaferri – l’unica Regione che garantisce il rimborso è la Lombardia, grazie a una delibera del 1° settembre 2019 in cui viene disposto che il test sia inserito nel Nomenclatore tariffario regionale, rendendolo così fruibile a tutte le pazienti idonee residenti in regione”. Anche “la Provincia di Bolzano e alcuni ospedali, come ad esempio quello di Chieti e Civitavecchia, forniscono gratuitamente alle loro pazienti questa possibilità, facendosi carico dei costi”.
Da qui la richiesta di “inserire il test genomico nel Nomenclatore tariffario regionale dell’Emilia Romagna per renderlo fruibile a tutte le donne idonee residenti”. Il consigliere chiede anche di “promuovere l’accessibilità al test garantendo parità di trattamento e completa omogeneizzazione sul territorio regionale”.