La nuova grande emergenza sanitaria ereditata dal Covid-19 è dettata dalla chiusura da marzo degli interventi chirurgici e visite specialistiche ad eccezione degli improcrastinabili. A livello nazionale, secondo uno studio di Nomisma, 410mila pazienti per interventi chirurgici e 11 milioni di italiani per visite di controllo e accertamenti sono stati rinviati, in alcuni casi magari per vedere i risultati di una terapia anti-cancro o se un dolore al petto nasconde un serio problema al cuore. In conseguenza di tutto ciò si considera triplicato il rischio morte. Il maggior numero di interventi saltati sarebbe su ossa e muscoli, seguito da interventi all’apparato circolatorio e al sistema digerente.
A livello nazionale si eseguono 4milioni di interventi l’anno, l’Anaao, principale sindacato dei medici ospedalieri stima che ipotizzando un aumento dell’attività del 20% per smaltire l’arretrato serviranno almeno 6 mesi. Il rinvio per tanto tempo di accertamenti e interventi in sala operatoria potrebbe costare 20mila morti a fine anno solo per le malattie cardiovascolari. Inoltre, i medici in generale e in particolare anestesisti e rianimatori hanno accumulato già consistenti ferie arretrate. I tempi delle sale operatorie, anche per smaltire gli arretrati, saranno poi aggravati dalle necessarie sanificazioni.
Il consigliere di Giorgia Meloni chiede alla Giunta quali siano i tempi previsti, in Emilia-Romagna per smaltire gli interventi chirurgici e le visite di controllo e accertamento rinviate, se si sia fatta una stima regionale del rischio decessi per i rinvii causa Covid-19 e se non si intenda effettuare nuove assunzioni di medici almeno con contratti a sei mesi. In fine se, data l’emergenza, non si consideri di dover incentivare la libera professione negli ospedali pubblici che, almeno, si esercita a prezzi calmierati.