Autismo. Tagliaferri (FdI): “Il nuovo piano regionale sull’autismo è pieno di criticità e testimonia il ritardo dell’Emilia-Romagna sul tema dell’autismo”

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Tra i numerosi punti oscuri, il consigliere di Fratelli d’Italia in Regione punta il dito sullo scarsissimo coinvolgimento delle famiglie, sulle liste di attesa prima di avere un concreto supporto e sulla formazione del personale

“Restano ancora molti i temi che non hanno trovato soluzione nel PRIA. Nonostante la nuova formulazione, sono ancora numerose le criticità, soprattutto sulle liste di attesa per visite ad hoc per la conferma di una prima diagnosi”. Così il consigliere di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri dopo la presentazione del nuovo programma regionale integrato di assistenza territoriale alle persone con disturbo dello spettro autistico (Pria).

“Altri punti dolenti – prosegue il consigliere di Giorgia Meloni – sono la mancanza di coordinamento tra i servizi interessati, tanto sulla formazione dei pediatri, quanto del personale docente e delle figure di supporto e, più in generale, sul coinvolgimento delle famiglie e associazioni che si occupano di autismo”.

Per l’esponente di Fratelli d’Italia, questa situazione, a fronte del tanto pubblicizzato nuovo programma regionale, determina un ritardo del tutto inaccettabile che può arrivare a due anni tra una prima diagnosi di autismo ed un primo contatto operativo “Vergognosa è poi l’operazione con cui si vuole addossare agni responsabilità sulle famiglie di soggetti autistici per coprire evidenti falle nella presa in carico dei bambini nella fascia 0-3 anni. In altri termini, sottolinea Tagliaferri, il parent coaching e il trattamento TOT (Treatment observation teacher) nulla hanno a che vedere con il trattamento centralizzato denominato SCU.TER.”

A testimonianza di un generale ritardo che la Regione ha accumulato sul tema dell’autismo, viene anche ricordato il caos sui titoli curriculari delle educatrici dei centri autismo, tanto che le strutture regionali dovrebbero chiarire quante e chi sono le analiste certificate che effettivamente possono agire in contesti estremamente delicati come i casi di autismo.

In conclusione, conclude il consigliere piacentino, “per fronteggiare una patologia così complessa e con numeri in allarmante aumento, avremmo preferito uno strumento più snello e di più facile applicazione, oltre ad un maggior coinvolgimento delle associazioni dei familiari. Su tutto, poi, un maggiore investimento economico che affronti radicalmente anche il tema della formazione e quindi qualità delle prestazioni professionali fornite dagli operatori”.

17 gennaio 2023

Tag: autismo, FDI, Regione