«Altro che semplificazione: il progetto di legge regionale 796, spacciato dalla Giunta dell’Emilia-Romagna come mero recepimento tecnico del decreto governativo “Salva Casa”, in realtà rappresenta un passo indietro e rischia di soffocare lo slancio riformatore voluto dal legislatore nazionale».
Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giancarlo Tagliaferri, che interviene duramente contro il testo approvato dalla maggioranza nella seduta odierna dell’Assemblea legislativa.
«Il decreto-legge del governo Meloni – denuncia ancora Tagliaferri – ha un obiettivo chiarore voler semplificare il quadro normativo edilizio, valorizzare il patrimonio esistente, incentivare il mercato immobiliare e contenere il consumo di suolo. La Regione Emilia-Romagna, accampando false motivazioni tecniche, introduce però vincoli e limitazioni che vanificano lo spirito del provvedimento nazionale e creano qualcosa di molto particolare»
Due, in particolare, i punti critici sollevati dal consigliere FdI. «Per quanto riguarda il mutamento di destinazione d’uso – continua Tagliaferri – il legislatore nazionale ha previsto deroghe chiare per agevolare i cambi d’uso delle singole unità immobiliari senza l’obbligo di reperire nuovi standard urbanistici. La Regione, invece, rimanda a generiche “specifiche condizioni” degli strumenti comunali e ad altre norme settoriali. In questo modo, si introduce una barriera implicita che rischia di rendere la norma nazionale inapplicabile su gran parte del territorio emiliano-romagnolo».
Analogo il discorso, poi, anche per i requisiti igienico-sanitari per l’agibilità. «Nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione – prosegue il consigliere di Fratelli d’Italia -, la Giunta restringe le possibilità di mantenere l’agibilità preesistente, escludendo interi comparti edilizi non residenziali o non perfettamente conformi. Un’impostazione sbagliata, che penalizza interventi virtuosi di rigenerazione e impedisce operazioni edilizie capaci di migliorare sicurezza sismica ed efficienza energetica».
Per Giancarlo Tagliaferri, quindi, «la Regione si trincera dietro tecnicismi per nascondere una scelta profondamente politica: quella di non fidarsi dei cittadini, delle imprese e dei Comuni. Si scarica infatti su questi ultimi l’onere interpretativo, aprendo la strada a un aumento di contenziosi, ritardi e costi amministrativi. Dispiace constatare che per la nostra Regione si tratta dell’ennesima occasione mancata sul versante della semplificazione a causa di veti politici di un centrosinistra sempre più avvitato su se stesso».