“L’emergenza legata alla peste suina africana e alla presenza ormai fuori controllo dei cinghiali in Emilia-Romagna non può essere affrontata con mezze misure o con la logica dei rinvii: servono chiarezza, dati pubblici e azioni coerenti”. A lanciare l’allarme sono i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, Giancarlo Tagliaferri e Marta Evangelisti, che hanno depositato una corposa interrogazione alla Giunta regionale.
“Le ordinanze commissariali – spiegano Tagliaferri ed Evangelisti – fissano obiettivi molto precisi, in particolare nelle aree restrittive come quelle della nostra Regione. Eppure, nonostante i provvedimenti, non si è registrato alcun incremento degli abbattimenti, anzi: i dati raccolti ci dicono che siamo fermi o addirittura in calo. È evidente che qualcosa non funziona nell’attuazione delle misure e che i territori si trovano a subire conseguenze gravi, senza vedere i benefici delle strategie annunciate”.
Altro nodo è quello delle risorse economiche. “L’assessore Mammi – ricordano Tagliaferri ed Evangelisti – aveva messo a disposizione del primo commissario Ferrari due milioni di euro. Una parte consistente, circa un milione e mezzo, non è stata utilizzata e il successivo commissario Caputo li ha restituiti alla Regione. Ci chiediamo: che fine hanno fatto quei soldi? Sono stati dirottati su altri capitoli? E soprattutto, perché non sono stati impiegati per rafforzare le misure di contenimento in un momento così delicato?”.
Il tema della trasparenza riguarda anche il ruolo dei cosiddetti professional hunters. “In Lombardia, nella sola provincia di Pavia – sottolinea Giancarlo Tagliaferri – nel 2024 i professionisti hanno abbattuto oltre duemila cinghiali. In Emilia-Romagna non si conosce nemmeno il numero degli interventi effettuati. Come è possibile gestire un’emergenza senza disporre di dati chiari e verificabili?”.
A questo si aggiunge il problema delle aree parco. “Nel Parco del Trebbia, nel Piacenziano, nello Stirone – osservano i consiglieri – non si applicano le stesse procedure previste per le aree extra-parco, pur essendo le ordinanze commissariali estese a tutto il territorio interessato. Il risultato è che si creano delle vere e proprie ‘zone rifugio’ per i cinghiali, che vanificano gli sforzi fatti altrove. È una contraddizione che la Regione deve risolvere al più presto”.
Per Tagliaferri ed Evangelisti, la soluzione passa da una maggiore trasparenza e responsabilità: “Chiediamo l’istituzione di un cruscotto open data regionale, aggiornato ogni trimestre, che raccolga informazioni su indennizzi, abbattimenti, incidenti stradali, carcasse di cinghiale positive alla PSA e interventi di prevenzione. Solo così – concludono – cittadini e imprese potranno capire cosa si sta facendo davvero e valutare se le misure sono all’altezza della sfida. L’Emilia-Romagna non può permettersi ritardi o zone d’ombra su un tema che tocca agricoltura, sicurezza e salute pubblica”.