“Altro che strategie sanitarie: qui si confonde l’assistenza con la resa. Le pipe non curano, ma anestetizzano la responsabilità politica”
«Dopo la seduta della IV Commissione di oggi – dichiara il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri – possiamo dire che la Regione Emilia-Romagna continua a percorrere una strada pericolosa: quella di una riduzione del danno senza prevenzione, di un modello che confonde il contenimento del fenomeno con la sua normalizzazione.»
Il consigliere Tagliaferri ha ricordato i dati ufficiali: a Piacenza sono state distribuite pipe per il crack nel 2025, a Parma 316 nel 2024 e altre 300 stimate per quest’anno, a Reggio Emilia 438 nei primi sei mesi del 2025, a Bologna circa 300 tramite il servizio “Fuori Binario” e a Rimini sono in corso iniziative analoghe senza dati pubblici.
«Parliamo di un fenomeno ormai sistemico e diffuso, ma gestito senza un vero coordinamento regionale – sottolinea Tagliaferri –. Chiediamo trasparenza: vogliamo sapere quali capitoli di bilancio finanziano queste forniture, quali risultati concreti hanno prodotto e quanti utenti sono stati effettivamente avviati a percorsi di cura e reinserimento. Perché se il dato resta solo quello delle pipe distribuite, allora non stiamo riducendo il danno: lo stiamo solo contando.»
Secondo il consigliere di Fratelli d’Italia, la Regione non può accontentarsi di fornire “strumenti per consumare” e chiamarla politica sanitaria:
«La vera sfida è prevenire l’uso, non organizzarlo con più efficienza. Parlare del fallimento del proibizionismo mentre fallisce la prevenzione è una contraddizione che solo certa sinistra riesce a non vedere. Forse perché è troppo impegnata a giustificare l’inefficacia con la retorica della compassione.»
Tagliaferri chiude con ironia pungente:
«Se questo è il nuovo modello emiliano, presto avremo un assessorato alla “riduzione del danno emotivo” per chi resta sorpreso dal degrado urbano. La verità è che la Regione sta distribuendo pipe come se fossero cerotti: peccato che il problema non sia una ferita, ma una resa culturale e politica.»
