«A Piacenza si continua a consumare territorio a un ritmo superiore alla media nazionale, mentre decine di aree dismesse e inutilizzate restano ferme da anni in attesa di recupero. È un paradosso che la Regione non può più ignorare»
Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri, commentando la nuova interrogazione depositata in Assemblea legislativa per sollecitare una svolta nella gestione del suolo e nella pianificazione territoriale.
Secondo i dati ufficiali ISPRA/SNPA, nel 2023 l’Emilia-Romagna ha raggiunto l’8,91% di superficie impermeabilizzata, con un incremento annuo dello 0,41%, superiore alla media nazionale.
«La provincia di Piacenza – sottolinea Tagliaferri – presenta un dato ancora più preoccupante: oltre 700 metri quadrati di suolo consumato per abitante e un aumento che nel 2024 sfiorerà i 100 ettari. A ciò si aggiungono 804 aree dismesse censite nel piano territoriale provinciale, che potrebbero rappresentare un’occasione concreta di riqualificazione, ma restano fuori da qualsiasi strategia organica».
Il consigliere piacentino chiede quindi alla Regione di indicare con chiarezza quali azioni intenda mettere in campo, con tempi misurabili e obiettivi verificabili, per contenere l’espansione edilizia, incentivare il riuso e sostenere gli enti locali impegnati nel recupero di suoli già compromessi.
«Rigenerare – aggiunge – significa ridare valore a ciò che esiste, non continuare a estendere le periferie su terreni agricoli o naturali. Per farlo servono risorse mirate, strumenti urbanistici coordinati e un reale monitoraggio dei risultati, non solo dichiarazioni di principio.»
L’interrogazione sollecita inoltre l’attivazione di un “Tavolo Piacenza-Confine” con la Provincia, i Comuni e le regioni limitrofe, per condividere dati e politiche comuni sul tema della logistica, delle infrastrutture e del consumo di suolo, «in modo da evitare che la pianura piacentina diventi una cerniera di saturazione tra aree metropolitane già congestionate».
«La difesa del territorio non è un atto ideologico ma una responsabilità verso chi vive e lavora in questi luoghi – conclude Tagliaferri –.
La pianificazione deve tornare a essere uno strumento di equilibrio tra sviluppo e tutela, non un semplice esercizio formale. È su questo terreno che si misura la capacità di una Regione di guardare avanti con serietà e visione».
