Tagliaferri (FdI): “Sanità piacentina, la Giunta regionale ha creato un modello da manuale… del malfunzionamento”

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«Mentre a Bologna e a Parma si vantano tempi di attesa medi di qualche mese per una visita o un esame, a Piacenza i cittadini continuano ad attendere non mesi, ma spesso semestre interi, come se il calendario sanitario fosse diverso da quello del resto dell’Emilia-Romagna. Una regione a due velocità? No, ormai siamo al paradosso: un’Italia dentro l’Emilia-Romagna».

Lo denuncia il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia), dopo i dati pubblicati in questi giorni dalla stampa locale e dalle stesse strutture regionali.

«A Modena – continua Tagliaferri – per una risonanza magnetica si parla mediamente di 60-70 giorni, a Reggio Emilia di 80-90. A Piacenza? Ci vogliono anche oltre 150 giorni. Stesso discorso per le visite specialistiche: dermatologia, cardiologia, ortopedia… in provincia di Piacenza è quasi un miraggio. Per non parlare dei consultori, come quello di piazzale Milano, ridotto a una caricatura dei servizi che dovrebbero essere garantiti».

E il consigliere aggiunge con ironia: «La Regione ci ripete che il “modello emiliano” funziona. Certo, funziona… ma solo per chi ha la pazienza di aspettare mesi o la possibilità di pagarsi il privato. Per gli altri resta l’attesa infinita e qualche opuscolo patinato con le promesse della Giunta».

Altro tema è quello dei ticket sanitari non riscossi: «A Piacenza parliamo di circa 500mila euro l’anno di mancati incassi. Risorse che avrebbero potuto essere reinvestite per migliorare i servizi e abbattere le liste d’attesa, invece finiscono perse nei meandri della burocrazia regionale. E poi ci vengono a dire che non ci sono soldi».

Infine il trasporto pubblico: «Mentre Bologna e Parma viaggiano su linee potenziate, a Piacenza siamo costretti a continui rattoppi per l’orario invernale e a modifiche dettate da emergenze, come la chiusura del ponte sul Nure. Insomma, la programmazione della Giunta assomiglia più a un’arte dell’arrangiarsi che a una pianificazione seria».

Tagliaferri conclude con sarcasmo: «Se questo è il famoso “modello Emilia-Romagna”, a Piacenza ci sentiamo più come cavie da laboratorio. Con la differenza che i cittadini non possono scegliere di uscire dall’esperimento. Noi continueremo a denunciare questa situazione in Assemblea legislativa, perché i piacentini non meritano di essere i parenti poveri della sanità regionale».